Corsi e ricorsi storici (Sentenza Bologna 03 2021)
Il territorio di Gualdo Tadino dal 15mo al 18mo secolo fu assoggettato al Potere Pontificio, e i beni goduti dalla intera comunità gualdese, per distinguerli dalle proprietà private di signori e possidenti, erano chiamati “beni comutativi”.
Il “Comune” a quei tempi non era ancora un moderno ente pubblico, ma più semplicemente un insieme di “Cives”, cioè cittadini. In molte città - anche nelle nostre aree, come a Costacciaro ve ne sono ancora - i comuni erano denominati “Universitas Civium”.
Quindi, quando si parla di “Comune” riferito a quei periodi, ci si riferisce genericamente a soggetti esponenziali dei diritti e proprietà dei cittadini.
Questo accadde sino all’istituzione della prima Repubblica Romana nel 1798, data in cui tutti i beni della montagna gualdese furono acquisiti dal papato, che subito se ne liberò per fare cassa, assicurandosi però di vendere solo la proprietà ma non “i diritti civici”. Tali diritti rimasero a godimento dei gualdesi che usavano la montagna: liberi di fare pascolo, legna, di utilizzare i mulini e altri beni “comunali” - cioè comuni - come gli edifici.
Tra questi beni vi erano terreni che oggi ricadono nel comune di Fabriano: nel 1805 se li aggiudicò per 13.205 scudi e 98 baiocchi il romano Giuseppe Rossi Vaccari: ma i diritti rimasero alla comunità gualdese, di antica origine feudale.
Dopo l’unità d’Italia una nuova legge regolò questo tipo di proprietà, e per questi terreni una Giunta d’Arbitri di Foligno fu incaricata di dirimere una controversia che vedeva già contrapposti - corsi e ricorsi storici - la comunità e il neonato Comune di Gualdo Tadino.
La giunta accertò che i diritti d’uso civico anche sui terreni marchigiani continuavano ad essere degli utenti gualdesi che usavano la montagna, e condannò il Comune di Gualdo Tadino a pagare ai proprietari un canone per continuare a garantire l’uso civico agli utenti.
E lo condannò anche a pagare tutte le spese processuali. Corsi e ricorsi storici.
Perché impose il pagamento al Comune? Perchè nella transizione verso il Regno d’Italia, solo il neonato Comune era dotato di autonomia patrimoniale e poteva temporaneamente rappresentare e difendere i diritti degli utenti di fronte ai proprietari. Pertanto il Comune stesso dovette provvedere al canone. Ciò non significava però che il titolare dei diritti diventava il Comune, che rimaneva solo un temporaneo “garante”.
E infatti già dopo pochi anni, nel 1894, una specifica legge nazionale (la Legge Tittoni) per le ex regioni pontificie, consentì alle tantissime comunità di utenti della montagna presenti in Italia di costituire propri enti che potessero rappresentarli giuridicamente, a tutela dei diritti che queste comunità avevano da secoli.
Nacque così il Consorzio per l’Amministrazione della Montagna di Gualdo: la Comunanza Agraria Appennino Gualdese.
Nel 1959 l’Appennino Gualdese, con il famoso atto del notaio Nannarone, acquistò definitivamente moltissimi terreni, che diventarono così non solo beni su cui esisteva un diritto di uso civico, ma vere e proprie proprietà collettive.
Tra questi anche i sopra detti terreni oggi ricadenti nel comune di Fabriano e consistenti in circa 24 ettari di terreni tra pascolo e bosco ceduo: poiché ricadono in territorio marchigiano, il tribunale competente per l’assegnazione all’Ente che ne ha diritto è il Commissariato agli Usi Civici di Emilia Romagna e Marche.
Storicamente e giuridicamente tutto fila: una ricostruzione storica chiara e lineare, che non lascerebbe dubbi sul fatto che della proprietà collettiva gualdese faccia parte anche un pezzetto di Regione Marche.
Regione Marche che infatti non ha nulla da eccepire, non presentandosi nemmeno ai procedimenti giudiziari promossi dal… Comune di Gualdo Tadino!
Agli attuali amministratori del Comune di Gualdo Tadino non piace la storia, non ritengono che l’Appennino Gualdese sia un Ente riconosciuto a rappresentare i diritti degli utenti che usano e custodiscono la montagna, e vorrebbero che fosse il Comune stesso legittimato a governare quel pezzetto di... Marche.
Morale della storia: il Comune di Gualdo Tadino perde l’ennesima causa intentata contro i diritti dei suoi stessi cittadini, e trova anche a Bologna una istituzione democratica che dà piena ragione alle istanze dell’Appennino Gualdese.
Viene condannato in data 12 marzo 2021 a pagare tutte le spese legali, viene condannato a rimborsare le spese generali e le spese di consulenza tecnica. Gettando al vento altri soldi di noi cittadini. Corsi e ricorsi storici.
Noi, famiglie gualdesi della Comunanza Agraria, siamo custodi di un grande patrimonio naturale, che è risorsa concreta per ogni persona che lo abita e lo abiterà in futuro. Continueremo perciò l’opera di tutela che stiamo perseguendo con rigore in particolare su cave, foreste, acqua pur trovando grandi, enormi resistenze.
Anche questi terreni saranno quindi integrati nei progetti di gestione dell’Appennino Gualdese, in piena armonia con piani e finalità di tutela ambientale e paesaggistica, regionali e ministeriali.